Cosa vuol dire il termine “colmare”? A cosa si riferisce? In quanti modi possiamo usarlo? Si può colmare un bicchiere, un vaso, una buca, una lacuna, una mancanza. Si può colmare qualcuno di attenzioni, premure, gentilezze. Si può avere il cuore colmo di gioia o anche, si può essere arrivati “al colmo”.
In generale quando usiamo la parola “colmare” c’è comunque un vuoto sottointeso.
Il bicchiere è lì che aspetta qualcosa, alla buca manca la terra, la lacuna ci coglie spesso impreparati, la mancanza ci sembra abbia creato un vuoto spesso percepito incolmabile.
Anche le nostre cure, riversate su chi amiamo o date nel rispetto del ruolo che svolgiamo (pensiamo ad un insegnante, un infermiere, un medico) presuppongono un’apertura da parte di chi le riceve, uno spazio di accoglienza.
Il vuoto dunque è strettamente legato al significato profondo del termine “colmare”
Ma, all’interno di questa parola, è evidente, c’è qualcosa che allarga il respiro, profuma di libertà, regala uno sguardo lungo che non ha confini. La parola Mare.
Nel laboratorio “Col-Mare” verranno dati spunti di riflessione che permetteranno di “veleggiare” su consapevolezze, ricordi, emozioni, in modo delicato e sorprendente


