Cosa lega la cupola del Pantheon, quella di Santa Sofia, quella di San Vitale e quella del Reichstag di Berlino?
Il rapporto col cielo.
Ci avevate mai pensato?
A Roma posso vedere il cielo attraverso l’oculo: la luce filtra e ho l’impressione di essere a teatro. In uno spazio immobile e senza tempo. Magico. Adriano volle questo tempio per tutti (pan) gli dei (theos) e la cupola non poteva che essere simbolicamente, perfettamente, emisferica.
A Istanbul il cielo entra nella Chiesa: la luce si apre un varco attraverso le numerose finestre nella cupola e si riflette sui mosaici dorati, dilatando lo spazio e creando un’atmosfera sospesa.
A Ravenna il cielo è quello di Dio, dei santi, dei risorti che ascendono al paradiso e ci regalano l’immagine di un mondo ultraterreno: la cupola fu dipinta nel XVIII secolo con un affresco che supera la materia della semisfera per mostrarci le nuvole del cielo e i santi.
E a Berlino, grazie a Norman Foster, tutta la storia delle cupole, dei cieli, degli uomini e di Dio diventano una cosa sola. A Berlino la cupola del Reichstag, sede del Parlamento, è trasparente, e le persone la percorrono facendosi spazio nel cielo. Nello stesso tempo però, i deputati dalla sottostante aula possono vedere il popolo camminare sopra le loro teste e sono costantemente invitati a ricordare che la sovranità è del popolo, e che loro sono lì per questi pellegrini silenziosi che non ambiscono alla giustizia di Dio ma a quella degli uomini.
A Berlino i cittadini sono al posto dei santi di San Vitale, e la volta celeste è al suo posto come a Istanbul e a Roma, perché ognuno di noi possa affidare le proprie speranze al cielo in cui crede.
0 commenti