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Imparare a studiare. La dama con l’ermellino.

Rendere una lezione di storia dell’arte interessante può risultare una vera impresa. Per questa ragione è importante scegliere opere che abbiano storie curiose, non banali e vicine a quelli che […]

Scritto da Federica Ciribì

Sono Architetto e Dottore di ricerca in Recupero Edilizio ed Ambientale. Sono abilitata all’insegnamento di “Arte e Immagine” e di “Disegno e Storia dell’Arte” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e all’insegnamento di “Costruzioni, tecnologia delle costruzioni e disegno tecnico” presso l’Università degli Studi di Pisa.

Pubblicato il 12 Febbraio 2023

Rendere una lezione di storia dell’arte interessante può risultare una vera impresa. Per questa ragione è importante scegliere opere che abbiano storie curiose, non banali e vicine a quelli che possono essere gli interessi dei nostri studenti. Ed è importante che le lezioni abbiano sempre obiettivi precisi, è importante avere un metodo, è importante che le lezioni siano strutturate in base alla classe, con strumenti flessibili e adattabili ai diversi allievi.

Iniziamo dunque a vedere quando e come sia possibile organizzare una serie di tre lezioni da un’ora su Leonardo da Vinci e “La dama con l’ermellino”.

Io mi muovo avendo ben chiaro un syllabus di questo tipo, che condivido con la classe:

Leonardo da VinciTre lezioni da un’ora
Prerequisiti– Conoscere e descrivere le caratteristiche del periodo storico definito “Rinascimento Maturo”
Obiettivi generali di apprendimento– Conoscere e descrivere l’opera e il pensiero di Leonardo da Vinci
– Comprendere e illustrare le differenze tra Leonardo e gli artisti che lo hanno preceduto
Obiettivi specifici di apprendimento– Conoscere e descrivere l’opera “La dama con l’ermellino”
– Conoscere e utilizzare la scheda di analisi dell’opera per selezionare le informazioni necessarie alla descrizione
Contenuti principali– Rassegna veloce sugli attori del periodo
– Leonardo da Vinci 
– Focus su “La dama con l’ermellino”
Strumenti che usa l’insegnante e che sono a disposizione degli allievi– Libro di testo
– Mappa concettuale del periodo
– Scheda di analisi dell’opera d’arte
Tempi – prima ora– Leonardo da Vinci (biografia, studi, rapporto con le corti, opere principali)
– Chi erano i suoi contemporanei
Tempi – seconda ora– La dama con l’ermellino
– Illustrazione scheda di analisi dell’opera
Tempi e modalità di valutazione – terza ora– Illustrazione criteri di valutazione
– Somministrazione testo e scheda di analisi dell’opera
– Compilazione scheda

Una didattica strutturata in questa direzione lavora sul metodo di studio e ci consente di focalizzare l’attenzione non tanto sulle conoscenze quanto più sulle competenze. Le lezioni su Leonardo da Vinci infatti e il racconto su Cecilia Gallerani, Ludovico Sforza e La dama con l’ermellino diventano l’occasione “divertente” per conoscere come studiare una qualunque opera d’arte. Per far sì che ciò accada è utile:

  • consegnare testi di storia dell’arte scritti “ad hoc”;
  • educare alla lettura di tali testi, perché i ragazzi capiscano quali informazioni sono necessarie e sufficienti alla comprensione e descrizione di un manufatto artistico.

Inutile a mio giudizio assegnare “ricerche” sulla singola opera d’arte se i ragazzi non sanno quali dati utili a descriverla. A questo servono i testi scritti per l’analisi dell’opera. Essi devono essere brevi (per mantenere l’attenzione vigile), completi, con difficoltà crescente.

Agli strumenti comunemente in uso sui libri di testo sarà quindi necessario affiancare sia questi testi appositamente predisposti, sia due schede con differente difficoltà di compilazione. Dal punto di vista grafico le schede potranno essere simili, in modo da sembrare che la didattica non sia differenziata e mettere a proprio agio tutti i ragazzi.

Di seguito viene proposta la storia di Cecilia e Ludovico con quel po’ di notizie curiose che possono rendere “vigili” le nostre classi. Segue un secondo testo che può essere consegnato e analizzato coi ragazzi in previsione della compilazione della scheda di analisi dell’opera. Tale testo può essere lasciato durante l’interrogazione scritta o meno, a discrezione dell’insegnante. Si tratta di un testo sintetico che, ad esempio, non tratteggia in modo completo la figura di Leonardo, né il contesto in cui opera ma che tuttavia fornisce agli allievi alcuni indizi utili a ricostruire la storia dell’opera e a compilare la scheda di analisi.

Si allegano anche due esempi di schede.

La prima organizzata secondo la tecnica del questioning, utile a guidare gli allievi nella formulazione di quesiti di senso. Nel documento allegato tali quesiti vengono forniti ma non è sempre così. Nella didattica dell’arte col metodo Diario Visivo infatti, le schede sono progressivamente più complesse e gradualmente l’allievo viene guidato a riflettere sulle informazioni che l’insegnante fornisce per allenare le sue capacità cognitive passando così dalla semplice acquisizione di informazioni, alla riflessione, rappresentazione e ritenzione delle stesse.

La seconda scheda è sempre organizzata con la tecnica del questioning ma propone un testo a completamento: l’allievo con DSA potrà così concentrarsi nella scelta delle informazioni da inserire senza doversi preoccupare di comporre un testo. Anche per le schede “facilitate” sarà opportuno prevedere una complessità via via maggiore.

Buon lavoro e buona lettura a tutti!

Cecilia Gallerani e Ludovico Sforza. Storia d’arte e d’amore

È durante una festa nel dicembre del 1484 che Ludovico Sforza incontra Cecilia Gallerani. 

Ludovico era diventato governatore di Milano nel 1480 e fungeva da reggente al posto di suo nipote Gian Galeazzo, all’epoca tredicenne, di cui era tutore. Non si sa con certezza perché fosse appellato come “il Moro”: secondo taluni per il colore dei capelli e dell’incarnato, secondo altri perché suo padre Francesco lo paragona va spesso al gelso, in latino “morus”: “Ludovico, tu possiedi la saggezza e la scaltrezza del gelso moro che attende la fine dell’inverno per spogliarsi delle foglie, ma primavera è il primo a fruttificare”. Ludovico era un uomo erudito e scaltro che seppe trasformare Milano in un fiorente polo commerciale e punto di incontro di uomini d’affari provenienti da tutta Europa, nonché una città colta dove operavano i maggiori artisti dell’epoca. 

Cecilia era la sorella minore di Zanetta Gallerani, fidanzata di Aloisio Terzago, segretario personale di Ludovico. Fu lo stesso Aloisio ad invitare entrambe le sorelle alla festa che si teneva presso il Castello Sforzesco e a presentare Cecilia al ”Moro”. 

Ludovico rimase subito colpito dalla bellezza di Cecilia ma anche dalla sua eleganza, educazione e gentilezza. Nei primi mesi del 1485 i due iniziarono a frequentarsi, nonostante la differenza d’età: la giovane aveva solo 12 anni quando cominciò ad accompagnarsi a Sforza che di anni ne ha 33. Benché oggi questa situazione ci appaia inadeguata  e scabrosa, era consuetudine dell’epoca che le bambine frequentassero uomini assai più maturi: la prospettiva di vita era infatti limitata e le donne dovevano garantire una prole numerosa. Dopo poco tempo Cecilia venne accolta in un bellissimo appartamento dentro la Rocchetta del Castello Sforzesco. La relazione con Ludovico non era ufficiale ma il fatto che dai documenti del tempo sia possibile conoscere che a 15 anni la giovane non abitasse più coi suoi genitori, né risiedesse in un convento, né fosse maritata, ci fa comprendere come questa stessa relazione fosse conosciuta e accettata da tutti.

In quegli anni prezzo il Castello Sforzesco alloggiava anche il grande Leonardo da Vinci. Era stato Lorenzo de’ Medici a presentare l’artista al “Moro” che di buon grado aveva accettato il suggerimento di invitarlo a Corte.

Nel 1488 Ludovico, sempre più innamorato di Cecilia, chiese a Leonardo di rappresentarla in un ritratto con l’intento di inviarlo in dono al Re d’Ungheria Mattia Corvino. Quando Leonardo ebbe finito il dipinto però, Ludovico estasiato e impressionato dall’abilità del maestro che era riuscito a rendere Cecilia persino più bella di quanto non fosse, decise di conservare il ritratto a Corte. Il ritratto è “La dama con l’Ermellino”, uno dei capolavori più conosciuti del grande maestro.

L’amore tra Ludovico e Cecilia ebbe un triste epilogo poiché egli fu costretto a sposare Beatrice d’Este Gonzaga al fine di rafforzare l’alleanza politica con il ducato degli Este a Ferrara. Cecilia non vantava nobili origini e quindi non rappresentava un buon partito per il casato degli Sforza. Fu allontanata da Milano, incinta. Il 3 maggio 1491 la giovane diede alla luce Cesare Sforza Visconti, fu fregiata del titolo di Contessa e ricevette in dono dal Moro il feudo di Saranno. Fu lo stesso Ludovico a trovare il marito giusto per la bella Cecilia che il 27 luglio 1492 sposò Ludovico Carminati de’ Brambilla, detto il Bergamino, col quale restò per il resto della vita, diventando mamma di altri quattro figli maschi, oltre che una dama sempre più colta e raffinata.

La dama con l’ermellino

La dama con l’ermellino è un dipinto a olio su tavola lignea opera di Leonardo da Vinci e risalente al 1488-1490.

Le dimensioni dell’opera sono 54,8 x 40,3 cm ed oggi è possibile osservarlo dal vivo al Museo Czartoryski di Cracovia.

La donna dipinta è Cecilia Gallerani, all’epoca amante di Ludovico il Moro, che visse nel Castello Sforzesco di Milano negli stessi anni in cui risiedeva lì Leonardo.

L’artista nacque a Vinci nel 1452 e si trasferì a Firenze nel 1469 dove divenne allievo di Verrocchio, nella stessa bottega in cui erano impiegati anche il Perugino e Botticelli. Nella capitale toscana frequentò gli ambienti umanistici e le famiglie più altolocate. Conobbe Lorenzo de’ Medici e fu proprio il signore di Firenze a raccomandarlo al governatore di Milano. Leonardo fu un artista completo che seppe dedicarsi e fondere tutte le arti con la scienza e la tecnica ma nel suo primo periodo si concentrò soprattutto sulla pittura. La raccolta delle sue riflessioni in questo campo, il cosiddetto Trattato della pittura, contiene importanti considerazioni sulla necessità di riprodurre fedelmente la natura, sulla prospettiva aerea e sulla tecnica dello sfumato con cui era solito ammorbidire i contorni. 

Fu Ludovico il Moro a incaricare il maestro dell’opera con l’intenzione, inizialmente, di donarla al Re d’Ungheria Mattia Corvino. Il quadro rimase però a Milano perché piacque molto ai due amanti e non vollero separarsene.

Leonardo preparò la tavola su cui dipinse la giovane stendendo un velo di colore granata, tinta che gli consentiva di far risplendere l’incarnato e far spiccare la figura.

Cecilia è rappresentata con le spalle leggermente ruotate verso sinistra e il volto girato nel verso opposto, quasi a disegnare una spirale. La posizione del suo corpo rappresenta una grande novità nel campo della ritrattistica, escludendo lo spettatore dal ritratto ed esaltandone le qualità morali, spirituali ed intellettuali attraverso un linguaggio simbolico e colto. Sul volto della giovane si intravede un sorriso appena abbozzato. L’abbigliamento della donna è elegante ma semplice: indossa probabilmente una camora, antica sopravveste femminile aperta sul davanti, con maniche alla spagnola. Dal suo collo pende una collana di piropo, una varietà di granito proveniente dalla Boemia, i cui significati allegorici sono l’amore fedele e la forza. L’acconciatura è ricercatissima e tipica dell’epoca: i capelli sono divisi da una riga centrale, raccolti in una coda e fissati all’interno di una retina. Una parte dei capelli passa sotto il mento. La pettinatura è arricchita da una cuffia trasparente con orlo ricamato, visibile sulla fronte e fissata con un nastro di velluto. Cecilia stringe un ermellino, in greco galè, un rimando alle prime due sillabe del suo cognome. Tiene l’animale con le sue mani affusolate, messe in risalto dall’illuminazione. Anche la bestia ha una torsione del corpo che lo rende simile alla padrona. Entrambi sono eleganti e attentamente proporzionati. Questo animale pregiato era utilizzato tra l’altro come simbolo di grazia e purezza, per la sua attitudine a conservare candido e intatto il proprio mantello. Durante il tempo necessario a realizzare il ritratto, Leonardo non fece posare la giovane con un ermellino ma aggiunse l’animale solo a posteriori e per il tempo necessario all’opera le mise in braccio un furetto.

Lo sfondo è scuro ma forse originariamente vi era rappresentata anche una finestra.

La pittura rappresenta per Leonardo una forma di conoscenza e un’attività umana di somma importanza. Le caratteristiche iconografiche (descrittive, come lo sfumato, la luce, l’anatomia, le proporzioni) e iconologiche (simboliche, come l’ermellino e la collana) contenute insieme in questa opera, ne fanno un capolavoro in pieno stile tardo rinascimentale e consentono a ognuno di noi di comprendere appieno il genio di Leonardo, ritrovando il suo linguaggio nelle opere dei secoli a venire.

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2 Commenti

  1. Barbara Urbano

    Buonasera, segnalo che non è possibile scaricare le schede. “Contenuto momentaneamente non disponibile.” Un cordiale saluto, Barbara

    Rispondi
    • Diario Visivo

      Ciao, grazie per la segnalazione. Il problema è stato risolto.

      Rispondi

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