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Masaccio, per sempre giovane

Masaccio è il soprannome di Tommaso Cassai, così chiamato a causa del suo temperamento triste, della sua scarsa pazienza e della sua trascuratezza. Masaccio nacque nel 1402 e morì giovanissimo, […]

Scritto da Federica Ciribì

Sono Architetto e Dottore di ricerca in Recupero Edilizio ed Ambientale. Sono abilitata all’insegnamento di “Arte e Immagine” e di “Disegno e Storia dell’Arte” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e all’insegnamento di “Costruzioni, tecnologia delle costruzioni e disegno tecnico” presso l’Università degli Studi di Pisa.

Pubblicato il 2 Settembre 2021

Masaccio è il soprannome di Tommaso Cassai, così chiamato a causa del suo temperamento triste, della sua scarsa pazienza e della sua trascuratezza. Masaccio nacque nel 1402 e morì giovanissimo, all’età di 26 anni, riuscendo comunque a dare forma al suo universo artistico e divenendo in così poco tempo un vero prodigio dell’arte e della pittura rinascimentale. Tutta l’attività pittorica di Masaccio si svolse dal 1421 al 1428. Fu un artista rivoluzionario, dipinse come aveva fatto solo Giotto prima di lui, in maniera naturalistica, dando ai personaggi un realismo efficace, sistemandoli in spazi prospettici tanto vivi da sembrare veri. Egli liberò l’arte dagli ornamenti gotici e intraprese una strada pittorica più pura e vera. 

Il Tributo, Masaccio, 1425 circa, Pubblico dominio

La formazione artistica di Masaccio fu senza dubbio influenzata dalla frequentazione della bottega del nonno, maestro di casse e cassoni, ossia falegname, ed è probabile che abbia svolto un primo tirocinio artistico a Castel San Giovanni in Altura, città natale, attuale San Giovanni Valdarno, una cittadina a 30 km da Firenze, dove operavano artisti come Spinello Aretino o il maestro di Figline, personalità influenzate dalle novità di Giotto ma per certi aspetti ancora legati al tardo gotico.

Fu sicuramente determinante nella sua formazione lo spostamento nella città di Firenze ed il contatto con artisti come Brunelleschi e Donatello, tuttavia non è dato sapere quale sia la bottega dove Masaccio abbia svolto il suo apprendistato.

Ciò che è certo è che la Firenze di inizio ‘400 era una città vivace, scampata alla peste, alla guerra e alle crisi economiche, prospera grazie all’attività economica di banchieri, mercanti ed artigiani, un cantiere a cielo aperto dove trovavano lavoro pittori, scultori, architetti e scalpellini che lavoravano alacremente alla trasformazione di una città medievale in una potenza regionale rinascimentale.

Il tributo è senza dubbio il suo affresco più celebre, ispirato al Vangelo di Matteo (17, 24-27) e ubicato sulla parete sinistra, registro mediano, della Cappella Brancacci, nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. Misura 247 x 597 cm.

I Brancacci, ricchi mercanti di seta fiorentini, avevano affidato l’incarico di dipingere la parete a Masolino nel 1424 e probabilmente questo chiese a Masaccio di aiutarlo. Il ciclo di affreschi racconta le storie della vita di San Pietro, ritenuto protettore della famiglia Brancacci, a cui la cappella è dedicata.

In questo affresco Masaccio raffigura in un unico grande spazio i tre tempi dell’episodio raccontato da Matteo nel Vangelo: a Cafarnao, gli esattori delle tasse chiedono a Gesù di pagare per entrare in città. La lettura della storia parte dal centro con la richiesta del tributo e Gesù che indica a Pietro come procurarsi la moneta. A sinistra Pietro che pesca sulle rive di un lago ed estrae la moneta dalla bocca di un pesce. A destra Pietro che consegna la moneta all’esattore. Nessuno prima di Masaccio era stato capace a riassumere in un unico spazio continuo un episodio così complesso, collocando la scena in un ambiente realistico reso attraverso la prospettiva. È quasi certo che il giovane Masaccio si sia fatto aiutare da Brunelleschi per dipingere il paesaggio sullo sfondo e la casa daziale che risulta tridimensionale e vera. I corpi delle 17 figure si muovono con armonia e rendono possibile la lettura della successione degli eventi. Si tratta di figure a grandezza naturale ispirate alla scultura contemporanea, dipinte con forti accenti di chiaroscuro e giochi di luce e ombra. I volti sono espressivi e caratterizzati, secondo l’insegnamento giottesco: i dettagli dell’esattore delle imposte all’estrema destra sono talmente realistici da fare pensare ad un ritratto.

Grande meraviglia deve avere destato nei contemporanei l’abilità di Masaccio nel rendere tridimensionali anche le aureole dei Santi.

  • Nota dell’autrice: questa scheda non ha la presunzione, evidentemente, di esaurire l’argomento. E’ destinata alla Scuola Secondaria di Primo Grado. Il mio consiglio è utilizzarla per allenare i ragazzi alla lettura e alla comprensione del testo, invitandoli quindi a compilare l’allegata Scheda di Analisi dell’opera.

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