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Frine, bella come Afrodite

Insegnare storia dell’arte ai ragazzi e soprattutto appassionarli è una grande sfida. Io credo che sia importante arricchire la narrazione di aneddoti, permettergli di calarsi nel racconto, incuriosirli. Nelle mie […]

Scritto da Federica Ciribì

Sono Architetto e Dottore di ricerca in Recupero Edilizio ed Ambientale. Sono abilitata all’insegnamento di “Arte e Immagine” e di “Disegno e Storia dell’Arte” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e all’insegnamento di “Costruzioni, tecnologia delle costruzioni e disegno tecnico” presso l’Università degli Studi di Pisa.

Pubblicato il 15 Settembre 2021

Insegnare storia dell’arte ai ragazzi e soprattutto appassionarli è una grande sfida.

Io credo che sia importante arricchire la narrazione di aneddoti, permettergli di calarsi nel racconto, incuriosirli. Nelle mie ore di lezione facciamo tantissima lettura ad alta voce di libri di storia dell’arte per ragazzi ma anche di articoli più complessi, saggi, albi illustrati, in modo che diventino piano piano autonomi nella comprensione di qualsiasi tipo di testo. Come insegnante voglio fare anche io la mia parte nel combattere l’analfabetismo funzionale e solo l’abitudine alla lettura e all’ascolto può aiutarli.

Afrodite di Cnido, Roma presso il Museo Nazionale

Scrivo per i miei ragazzi articoli come quello che segue, li stampo e lavoriamo sul testo con colori diversi per realizzare l’analisi dell’opera d’arte proposta. Nel testo cerco di raccogliere tutte le informazioni che servono e poi con i pennarelli cerchiamo le risposte alle varie parti della scheda. E’ un lavoro lungo, graduale, in grado di condurli alla fine della terza a scrivere in autonomia un testo di storia dell’arte: un lavoro che parte dalla comprensione per arrivare alla produzione scritta.

Afrodite di Cnido è la prima opera di cui realizziamo l’analisi partendo dalla comprensione del testo.

Si tratta di una scultura in marmo bianco realizzata dallo scultore greco Prassitele, databile al 360 a.C. circa e oggi nota solo da copie di epoca romana, tra cui si ritiene essere la più fedele quella conservata a Roma presso il Museo Nazionale.

Prassitele nacque intorno al 400 a.C. e morì nel 326 a.C.. Fu attivo come scultore dal 375 a.C al 330 a.C. e lavorò principalmente ad Atene. È documentata la sua collaborazione con il pittore Nicia, che interveniva sulle statue dopo lo scultore per rifinire i particolari con la pittura, in particolare le labbra, gli occhi, e le parti nude. 

La storia di questa statua è molto particolare poiché Prassitele fece una scelta molto coraggiosa ossia quella di mostrare completamente nuda una donna, la dea della bellezza Afrodite, la dea che i romani chiamarono Venere.

Fino a quel momento nella Grecia antica nessuno aveva mai raffigurato una bellezza femminile nuda, tantomeno una Dea, mentre era cosa comune rappresentare gli eroi maschi senza abiti. Il linguaggio scelto da Prassitele fece scandalo e l’isola di Kos rifiutò di esporre pubblicamente la statua che fu comprata dalla cittadina di Cnido che diventò così una meta turistica proprio per la presenza di questa scultura.

La statua è alta 205 cm e mostra la divinità mentre si spoglia per immergersi nell’acqua. Afrodite  accenna un sorriso e timidamente sembra nascondersi: secondo i Greci quando un mortale vedeva una divinità rischiava di diventare cieco, tanto era grande e abbagliante lo splendore degli Dei, ed è probabilmente per questa ragione che la pudica Afrodite sembra timorosa. 

Prassitele in questa opera dimostrò di conoscere il chiasmo teorizzato da Policleto ed è infatti è possibile osservare una corrispondenza incrociata tra gli arti: al braccio sinistro che sorregge il vestito corrisponde la gamba destra che sorregge il peso del corpo mentre il braccio destro e la gamba sinistra sono scarichi.

Afrodite sta appoggiando il suo abito su un vaso e questo atteggiamento sbilancia la composizione sulla sinistra, dalla parte della gamba scarica, evidenziando un andamento sinuoso nella composizione. 

Si racconta che la bellezza di questa statua sia stata ispirata allo scultore dalla sua amante Frine, giovane di tale fascino da essere nota a tutta la Grecia. Sembra altresì che molti uomini si siano innamorati della statua di Frine/Afrodite e che per il potere che esercitava la statua sulle persone, essa fu ritenuta scandalosa durante gli anni del Medioevo, anni in cui i nudi furono banditi dall’arte che si rivolse esclusivamente a tematiche religiose.  

Certo è che Prassitele mostrò grande abilità nel trasformare la fredda pietra in una bellissima donna che sembra viva. L’opera di questo scultore attesta l’appartenenza della sua opera al cosiddetto secondo periodo della scultura classica, preparatorio della scultura ellenistica vera e propria.

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