
Oggi mi sono emozionata leggendo la storia di questo quadro.
Direte voi: come fa uno ad emozionarsi davanti a un quadro del genere? davanti a un “Quadrato nero”?
Kazimir Malevič lo dipinse nel 1915. Quando lui decise di dipingerlo la grande committenza aveva lasciato il posto ai collezionisti. E i collezionisti nel 1915 non chiedevano più Madonne col Bambino. Chiedevano scene di vita di tutti i giorni, ritratti, paesaggi. Ma lui non era un impressionista e non viveva a Parigi.
Fu così che decise di dipingere il mare. Ma non le onde, il fondo.
E fu così che decise anche di dipingere un paesaggio, un ritratto, una festa da ballo. Dipinse tutto Malevič, tutto in questo quadrato nero che non cancellava la storia dell’arte ma la conteneva.
E per far capire quanto fosse sacro per lui questo quadrato, lo espose a San Pietroburgo in occasione di una mostra importante. Non lo appese in un posto qualunque: lo appese all’angolo dove si incontrano due pareti, in quello che i russi chiamano “angolo bello” e che riservano alle icone sacre.
Un quadrato nero nell’angolo bello, per ricordarci che anche laggiù in fondo al mare, in fondo all’anima, anche quando sanguiniamo, c’è la vita, anche quando sembra non esserci più nulla, qualcosa si muove, qualcosa può riempirci di speranza e commuoverci.
Così io racconto la storia dell’arte.
Buon anno scolastico a tutti. E non dimentichiamo di metterci il
Fonte: Carlo Vanoni, “A piedi nudi nell’arte”, Solferino Editore, Milano 2019
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