Judy Chicago è stata nominata nel 2008 da “Time Magazine” una delle 100 personalità in vita più influenti del mondo.
Protagonista d’eccellenza del femminismo americano, negli anni ’70 ha saputo interpretare il bisogno delle donne di essere presenti “come genere” all’interno delle mostre d’arte. Sembra incredibile infatti, ma fino a cinquant’anni fa la presenza delle donne nell’arte era talmente sporadica da essere considerata eccezionale. E questo non perché non ci fossero donne artiste, molto semplicemente perché il mondo del collezionismo e il mondo delle gallerie era frequentato principalmente da uomini.
La miliardaria collezionista Peggy Guggenheim (1898-1979) rappresenta indubbiamente una rarità in questo mondo maschile: di lei va detto però, che fu aspramente criticata dalle contemporanee. Celebri i dissapori con la pittrice Lee Krasner (1908-1984), moglie di Jackson Pollock. Lee, apprezzata dalla critica, non riuscì a fare carriera poiché passò la propria esistenza ad arginare le crisi depressive del marito e accusò pesantemente, in più di una occasione, Peggy di avere aiutato solo Jackson, di professarsi paladina dell’arte al femminile ma in realtà di preferire sempre e solo gli uomini, con i quali intesseva spesso anche relazioni amorose.
Judy è nata nel 1939 a Chicago, col nome Judy Cohen.
L’opera che l’ha resa celebre e che l’ha portata alla ribalta è The Dinner Party (La cena), un’installazione realizzata dall’artista dal 1974 al 1979 e considerata la prima opera d’arte femminista. Il lavoro consiste in una tavola di forma triangolare equilatera, apparecchiata per 39 persone. Ogni posto rappresenta una donna che ha cambiato la storia, da Ipazia a Ildegarda di Bingen, da Artemisia Gentileschi a Emily Dickinson, da Georgia O’Keeffe a Teodora. La struttura della tavola è realizzata con 2300 piastrine di porcellana su cui figurano i nomi di 999 donne del mito e della storia, associate alle 39 convitate. Ogni posto della tavola è apparecchiato con un tovagliolo, posate, un calice e un piatto in ceramica dipinto a mano, poggianti su una tovaglietta ricamata con il nome della donna idealmente lì ospitata, insieme ad immagini e simboli ad essa associati.
Molte opere di Judy sembrano affascinanti ed ipnotici quadri di optical art. In realtà molto spesso nascondono significati legati alla nascita e al parto.
Nel 2020 all’interno dei giardini del Museo Rodin a Parigi Judy ha eretto The Female Divine, un’opera d’arte monumentale che rappresenta un omaggio e una riappropriazione di un potere ancestrale tutto femminile che nell’idea dell’artista va ben oltre l’idea di procreazione. Commissionato da Grazia Chiuri per la sfilata Haute Couture Primavera Estate 2020 di Dior, questo padiglione si collega ad un’idea di Judy degli anni ’80, The Birth Project, riproponendo il tema del parto.
Oltre al tema delle donne nella storia e altri temi dedicati alla parità di genere, Judy si è anche occupata di altre problematiche e questioni come l’ambientalismo, il genocidio dei nativi americani e la guerra in Vietnam.
Laboratorio
Qui sotto trovate la decima scheda del colouring book “Quelle come me“, stampabile su un foglio A4.
Nell’immagine a sinistra potete vedere un ritratto fotografico di Judy.
Nell’immagine a destra è stata riprodotta in maniera semplificata una delle sue opere astratte, ispirate al tema della nascita: Let it All Hang Out (che tradotto significa “Lascia che tutto esca”), attualmente conservato a New Orleans Museum of Art.
Ora che conoscete la storia di questa donna, potete divertirvi a colorare questi due disegni e fare una piccola galleria d’arte in classe dedicata a “Quelle come me”, o una doppia pagina nel vostro Diario Visivo.
Ancora una volta col nostro lavoro possiamo contribuire a dare visibilità alla parte femminile del mondo dell’arte. Cerchiamo sempre di favorire in classe la diffusione di una storia dell’arte fondata su una vera parità di genere. Buon lavoro!
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