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Quelle come me – Antonia di Paolo di Dono

Scritto da Federica Ciribรฌ

Sono Architetto e Dottore di ricerca in Recupero Edilizio ed Ambientale. Sono abilitata allโ€™insegnamento di โ€œArte e Immagineโ€ e di โ€œDisegno e Storia dellโ€™Arteโ€ presso lโ€™Accademia di Belle Arti di Brera e allโ€™insegnamento di โ€œCostruzioni, tecnologia delle costruzioni e disegno tecnicoโ€ presso lโ€™Universitร  degli Studi di Pisa.
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Pubblicato il 16 Ottobre 2023

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Chissร  come deve essere stato avere un padre creativo per una ragazza come Antonia (1456-1491), figlia di Paolo di Dono (1397-1475), meglio noto come Paolo Uccello. Lโ€™uomo si chiudeva in se stesso, ore e giorni da solo con le sue tele e lei stava lรฌ a guardarlo e forse lo avrebbe voluto piรน presente e meno sprofondato nelle voragini delle prospettive che disegnava. Che fosse un creativo non c’era dubbio: la prospettiva era una cosa nuovissima e lui subito ne era stato rapito e lโ€™aveva introdotta nei suoi dipinti. Siamo agli inizi del XV secolo infatti e la prospettiva non รจ ancora stata ben compresa, nรฉ teorizzata dai maestri del Rinascimento, eppure lui la maneggia. Lo chiamarono Paolo Uccello probabilmente perchรฉ nutriva una vera passione per gli animali: chissร  come sarebbe stata felice Antonia di possederne animali, ma la sua famiglia era povera e non potevano nemmeno permettersi un cane. Si racconta che Antonia, creativa come papร , portasse al guinzaglio per casa suo fratello Donato, detto Dona, cosรฌ chiamato in onore di Donatello.

Forse furono messi in posa loro per costruire uno dei quadri piรน famosi di Paolo Uccello, San Giorgio e il drago, dove appunto la principessa, in maniera piuttosto inconsueta per l’iconografia di questo tema, tiene il drago al guinzaglio. 

Paolo Uccello, San Giorgio e il drago, circa, olio su tela, cm , Londra, National Gallery

Fatto sta che anche Antonia iniziรฒ a dipingere, forse per capire meglio il suo papร , per stargli vicino, per sprofondare con lui nelle voragini della prospettiva. Ma alle donne allโ€™epoca non era concesso lโ€™apprendistato in bottega e la giovane iniziรฒ a travestirsi da maschio per potere seguire il padre e dargli una mano. Questa storia non poteva andare avanti a lungo: Antonia era magrissima perchรฉ mangiava poco (in casa infatti circolava poco denaro e poco cibo) ma molto femminile e i travestimenti furono presto scoperti. Lei perรฒ voleva continuare a dipingere a tutti i costi e pur di farlo entrรฒ in convento e si fece suora carmelitana. Alle suore infatti era concesso dedicarsi alla pittura e alla miniatura. Si racconta che realizzรฒ tantissime opere: piccoli altari portatili, tavolette votive per il convento e per committenti esterni. Dei suoi lavori tuttavia non cโ€™รจ traccia certa perchรฉ non li firmava. In Italia solo lโ€™opera Vestizione di una monaca, conservata a Firenze al Museo degli Uffizi, รจ riconosciuta come sua, anche se gli storici dell’arte non sono concordi su questa attribuzione.

Morรฌ giovanissima.

Antonia di Paolo di Dono detta Suor Antonia, Vestizione di una monaca, 1481 circa, miniatura su tavola in oro e pittura a tempera, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Laboratorio

Qui sotto trovate la seconda scheda del colouring bookQuelle come me”, stampabile su un foglio A4.

Nell’immagine a sinistra potete vedere un particolare di San Giorgio e il drago liberamente ispirato all’omonima opera di Paolo Uccello. Secondo Vasari l’artista utilizzรฒ la figlia Antonia come modella.

Nell’immagine a destra รจ proposto un particolare di Vestizione di una monaca, l’unica opera attribuita a Antonia di Paolo di Dono. In questa miniatura potrebbe essere rappresentata la vestizione di Suor Antonia stessa. Il termine “vestizione” indica la cerimonia religiosa nella quale il candidato riceve ed incomincia ad indossare l’abito religioso.

Ora che conoscete la storia di questa donna, potete divertirvi a colorare questi due disegni e fare una piccola galleria d’arte in classe dedicata a “Quelle come me”, o una doppia pagina nel vostro Diario Visivo. In questo modo le artiste invisibili che scegliamo di conservare staranno con noi e dentro di noi e favoriremo la diffusione di una storia dell’arte fondata su una vera paritร  di genere. Buon lavoro!

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5 Commenti

  1. Rita Rosetta Gambardella

    Lavori veramente interessanti, grazie per la condivisione

    Rispondi
  2. Cristina

    Il diario visivo avvicina all’arte, alla bellezza ed รจ un metodo che lascia spazio alla riflessione. Lo apprezzo tantissimo, grazie

    Rispondi
    • Federica Ciribรฌ

      Grazie cara Cristina! Il tuo feedback รจ un autentico dono per il mio cuore!

      Rispondi
  3. Alessandra Perego

    Seguo diario visivo e traggo grande ispirazione

    Rispondi
    • Federica Ciribรฌ

      Grazie Alessandra per queste parole! I rinforzi positivi mi aiutano a crescere!

      Rispondi

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