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Laboratorio Diario Visivo. Sei un viaggio meraviglioso

Anni addietro, per stare insieme ai miei ragazzi nelle vacanze di Natale e anche affinché i loro genitori potessero conoscere quello che facciamo in classe, ho progettato un laboratorio e […]

Scritto da Federica Ciribì

Sono Architetto e Dottore di ricerca in Recupero Edilizio ed Ambientale. Sono abilitata all’insegnamento di “Arte e Immagine” e di “Disegno e Storia dell’Arte” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e all’insegnamento di “Costruzioni, tecnologia delle costruzioni e disegno tecnico” presso l’Università degli Studi di Pisa.

Pubblicato il 26 Dicembre 2021

Anni addietro, per stare insieme ai miei ragazzi nelle vacanze di Natale e anche affinché i loro genitori potessero conoscere quello che facciamo in classe, ho progettato un laboratorio e ho preparato un video per spiegarlo.

Il laboratorio qui descritto si fonda su una prassi consolidata, sperimentata a lungo nella didattica e adattata anche alle esigenze delle classi prime. L’approccio, coerente con la metodologia del Writing and Reading Workshop (WRW), si articola in tre momenti distinti e complementari: lettura, riflessione condivisa, traduzione in immagini e parole. Questa tripartizione riflette un impianto pedagogico che integra linguaggi differenti e che risponde, sul piano neuroscientifico, alla necessità di stimolare la mente in modalità plurime, coinvolgendo tanto le aree legate al linguaggio quanto quelle deputate alla memoria visiva e alla creatività.

La lettura ad alta voce come attivatore di attenzione ed emozione

La prima fase del percorso prevede la lettura ad alta voce di un albo illustrato o di un testo narrativo. Nel caso specifico, la proposta è Sei un viaggio meraviglioso di Nina Laden, Edizioni Mondadori, testo che si presta ad aprire molteplici connessioni con l’esperienza personale degli studenti. La lettura ad alta voce non è soltanto un momento di trasmissione del contenuto, ma un atto relazionale e performativo: come suggerisce Bruner, la voce dell’adulto funge da “contenitore emotivo” , capace di orientare l’attenzione, di scandire i tempi, di trasmettere risonanze affettive.

Gli allievi sono invitati a segnare, durante l’ascolto, i passaggi che li colpiscono maggiormente, sia in senso positivo (quando trovano rispecchiamento con il proprio vissuto), sia in senso negativo (quando percepiscono distanza o estraneità rispetto alla propria sensibilità). Tale esercizio, semplice ma potente, mette in atto un processo di metacognizione: i ragazzi imparano a osservare non soltanto il contenuto del testo, ma anche le proprie reazioni ad esso.

La negoziazione dei significati: dal singolo al gruppo

Segue un momento di confronto, in cui gli studenti condividono volontariamente le loro annotazioni. Questa fase rappresenta un nodo cruciale: essa permette la negoziazione dei significati, ossia la costruzione condivisa di senso a partire da un testo comune.

Dal punto di vista pedagogico, questo processo mette in gioco le dimensioni socio-costruttiviste dell’apprendimento. Le idee individuali trovano eco o contrappunto nelle voci dei compagni; il testo diventa un terreno comune sul quale esercitare competenze di ascolto, argomentazione e riflessione critica. Da parte dell’insegnante, emerge la funzione di “adulto significante”: un ruolo non neutrale, ma capace di offrire interpretazioni che uniscono l’ascolto emotivo e la comprensione razionale.

In un laboratorio domestico, questo momento può essere mediato dal dialogo con i familiari, anche se tale mediazione non va data per scontata. È per questo motivo che, successivamente, la riflessione viene comunque ripresa in classe, per garantire a tutti gli studenti la possibilità di un confronto guidato e inclusivo.

La traduzione in immagini e parole: il Diario Visivo

La terza fase è quella creativa e pratica: la traduzione della riflessione in un elaborato visivo-verbale. Ogni laboratorio è una storia a sé, perché nasce dall’intreccio tra un testo specifico e le risposte emotive e cognitive degli allievi. Nel caso citato, l’attività consiste nel disegnare il proprio “Non conta…”, ossia dare forma grafica a ciò che si ritiene irrilevante o superfluo, in contrapposizione a ciò che si percepisce come essenziale.

Il docente partecipa attivamente a questo processo, mostrando il proprio elaborato. Tale scelta non è un dettaglio, ma una componente fondamentale della pratica educativa: il docente diventa modello di apprendimento, colui che non chiede soltanto agli studenti di esporsi, ma che si espone per primo, testimoniando che la creazione di senso è possibile a ogni età e ruolo.

Ogni prodotto del Diario Visivo integra disegno e scrittura, due modalità espressive che attivano aree diverse del cervello e che, se combinate, rafforzano la memoria e l’elaborazione concettuale . La presentazione finale alla classe o al docente arricchisce ulteriormente il percorso: il lavoro non resta confinato nel silenzio del foglio, ma diventa parola, esposizione, atto comunicativo. In questo modo, gli studenti consolidano la percezione di poter comunicare attraverso molteplici canali e di essere riconosciuti come soggetti capaci di esprimersi.

Una pedagogia integrata della parola e dell’immagine

A differenza dell’insegnamento tradizionale del disegno, che spesso introduce esercizi a partire da tecniche o temi prestabiliti, il Diario Visivo inverte l’ordine: parte dal racconto e dall’ascolto, attraversa la riflessione, e solo in seguito approda al segno grafico. Ciò permette di radicare la produzione artistica non in un automatismo tecnico, ma in un processo di costruzione di senso.

Sul piano neuroscientifico, questa integrazione è di grande valore. Le immagini attivano i sistemi visivi e limbici, connessi all’elaborazione emotiva, mentre la parola attiva le aree corticali deputate al linguaggio e al pensiero astratto. Unire parola e immagine significa quindi stimolare connessioni neurali multiple e favorire un apprendimento più profondo e duraturo.

Ogni laboratorio di Diario Visivo diventa così un’esperienza educativa globale: un incontro con un testo, una riflessione individuale e collettiva, una traduzione in segni e parole che restituisce l’unicità di ogni voce. È un modo per educare gli studenti alla lettura critica delle storie e delle immagini, ma anche per rafforzare la loro autostima e la loro capacità di comunicare. In un tempo in cui i linguaggi visivi sono sempre più centrali, offrire ai ragazzi strumenti per integrarli con la parola scritta e orale significa consegnare loro una forma di alfabetizzazione complessa e vitale, capace di prepararli a vivere consapevolmente nella società contemporanea.

Condivido qui sotto tutto il materiale, oltre che una serie di elaborati fatti negli anni dai miei ragazzi.

Se anche i vostri allievi, come i miei, temono che partire da disegni già fatti sia un po’ copiare e che questo tolga valore al loro lavoro, fategli conocere “Ruba come un artista” di Austin Kleon.

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2 Commenti

  1. Loredana

    Cara Federica, seguo Diario Visivo sui canali YouTube e Facebook, in attesa di poter frequentare il tuo corso online dedicato al metodo Diario Visivo per Arte e Immagine (quest’anno non sono riuscita)Avevo visto questo laboratorio e l ho applicato nelle classi prime con qualche variante a conclusione del percorso interdisciplinare di Educazione Civica sul bullismo e cyberbullismo. I ragazzi hanno lavorato prima individualmente e poi in gruppo, appena finisco di montare i cartelloni ti invio le foto. Per ora grazie della tua grande disponibilità nel condividere gratuitamente la tua esperienza ed anche i materiali!

    Rispondi
    • Federica Ciribì

      Ciao Loredana! Grazie per il riscontro! Sono felice che questo laboratorio ti sia stato utile. In effetti la curvatura da te suggerita sul bullismo e cyberbullismo mi sembra davvero interessante!

      Rispondi

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