La prima lezione di Diario Visivo sia nei corsi di formazione per adulti che nelle mie classi, è dedicata al colore. A ben pensarci questo approccio è piuttosto “classico”, passatemi il termine, e infatti nella maggior parte dei libri di Arte e Immagine in uso nelle Scuole Secondarie, il colore è uno dei primi argomenti proposti.
Io uso il colore per consentire alle persone di esprimersi superando l’horror vacui della prima pagina di Diario Visivo, superando fin dall’inizio la necessità di rappresentare “il visto” per privilegiare invece la rappresentazione “del sentito”. Il colore rende visibile ciò che è invisibile e questo deve essere il primo passaggio. “Ciò che è visibile” ci insegna D’Avenia “è vivibile”.
Tanto più il pubblico è “adulto” e “erudito”, quanto più sarà intimorito dalle pagine bianche del proprio Diario Visivo. Per esperienza posso affermare che i bambini piccoli, diciamo primo e secondo anno della Scuola Primaria, si affidano con maggiore entusiasmo e minor timore alle attività che propongo nei primi giorni di laboratorio. Si tratta infatti di momenti molto particolari e delicati: è necessario a mio giudizio infondere da subito nelle persone una buona dose di autostima, proponendo esercizi semplici e di grande effetto.
Mi piace citare in queste occasioni Kurt Vonnegut: “Il compito dell’artista (e dell’arte) è far pacere di più la vita alla gente”. Egli consiglia di iniziare ogni discorso con ciò che in tanti hanno un disperato bisogno di sentire: “Io provo e penso più o meno quello che provi e pensi tu, mi stanno a cuore molte delle cose che stanno a cuore a te, anche se la maggior parte della gente se ne frega. Non si solo.”
Se sembra più semplice accettare e comprendere che non sia necessario essere scrittori per trarre beneficio da lettura e scrittura, assai più complesso infatti è far sì che le persone si lascino attrarre dalla possibilità di fare arte senza essere artisti: io parto da due convinzioni molto forti e cioè che l’arte sia alla portata di tutti e che non sia necessario essere artisti per trarre beneficio dall’arte.
In questa ottica, la possibilità di esprimersi in un diario utilizzando il colore, i segni e le parole, la possibilità di custodire senza dover mostrare, rende tutto più facile. L’intimità è il luogo senza cui è impossibile ritrovarsi.
Lucia Capacchione, che ha introdotto l’uso del diario visivo come mezzo per la ricerca del benessere, definisce il diario visivo “l’arte di trovare se stessi”. L’A.A.T.A. (American Art Therapy Association) nella sua dichiarazione d’intenti ha scritto: “Il processo creativo che interviene nell’attività artistica è curativo e arricchisce la vita”.
La prima lezione di Diario Visivo è dedicata alla realizzazione di sfondi. Le persone sono messe nella condizione di potere lavorare con numerosi e diversi materiali, sperimentando varie tecniche (acquerelli, pittura spray, aerografo, collage, tempere, frottage, stencil, eccetra) e l’unica consegna richiesta è colorare più pagine possibile.
Solo a seguito di questo laboratorio, fatto in piena libertà, introduco una lezione teorica sul colore che nei corsi per adulti è abbinata solitamente all’anamnesi artistica del sé mentre nelle mie classi affronta il tema della percezione. Questi momenti devono necessariamente essere seguiti da pause di riflessione individuale e da brainstorming, per le quali fornisco domande guida come ad esempio: sei a conoscenza del fatto che i colori esercitino un’influenza profonda sul tuo “sentire”? hai mai confuso percezione ottica e termica? eccetera…
Avere riempito pagine di colore funziona come attivatore per i successivi laboratori di Diario Visivo che affrontano via via temi diversi a seconda dei gruppi. Per informazione sui prossimi corsi scrivere cliccare qui o scrivere a Federica