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Quelle come me – María Blanchard

Maria Blanchard, particolare

Scritto da Federica Ciribì

Sono Architetto e Dottore di ricerca in Recupero Edilizio ed Ambientale. Sono abilitata all’insegnamento di “Arte e Immagine” e di “Disegno e Storia dell’Arte” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e all’insegnamento di “Costruzioni, tecnologia delle costruzioni e disegno tecnico” presso l’Università degli Studi di Pisa.

Pubblicato il 19 Febbraio 2024

Prima di raccontarvi chi è stata María Blanchard, all’anagrafe Maria Gutiérrez Blanchard, voglio raccontarvi dove l’ho incontrata e perché la forza delle sue immagini mi ha catturata.
Ero a Madrid al Museo Nazionale Reina Sofia quando nel bel mezzo delle sale dedicate ai cubisti, mi si è parata davanti La comulgante che tradotto in italiano equivarrebbe un po’ a La ragazza il giorno della sua Prima Comunione. Non so dirvi se il quadro mi abbia sorpreso perché si trovava in mezzo a opere di Sonia Delaunay, Pablo Picasso e Juan Gris o se piuttosto mi abbia colpito per i suoi colori e per le dimensioni. Ciò che è certo è che immediatamente ho compreso che non si trattava di un’opera maschile ma che era stata una donna speciale a dipingerlo. La forza di quell’immagine aveva un qualcosa di familiare, di femminile, di profondo e nel contempo misterioso.

Per questa ragione ho scelto questo quadro per il nostro colouring book. Anche se María è nota al mondo dell’arte principalmente per le sue opere cubiste e per questo motivo si trovava in quello spazio del Museo Reina Sofia.

Fu definita “la strega del cubismo” e questa “etichetta” non ha niente di bello in sé perché non allude alla magia nera ma allude ad una condizione fisica che compromise la vita dell’artista fin da piccola.
María era affetta da cifoscoliosi, una patologia della colonna vertebrale per cui fu bullizzata da bambina e che la costrinse ad utilizzare un bastone per camminare.

Piccola di statura ma grande nel talento, visse tra Santander, dove nacque nel 1881, Parigi, dove studiò, e Madrid, dove aprì il suo primo studio allo scoppio del Primo Conflitto Mondiale.

La comulgante fu dipinto attorno al 1914: per tutta la sua vita María alternò una pittura più figurativa a una più geometrica, vicina a quella del suo caro amico Juan Gris, del quale condivideva gli ideali di semplicità e chiarezza.
In questa opera, come lei stessa ammise, si nasconde il dolore per non essere diventata mamma: i toni sono quelli scuri e potenti della pittura spagnola, giocati sul nero, sul grigio e sul rosso. La fisicità della ragazza soggetto dell’opera è potente e ricorda i corpi massicci dipinti da Diego Rivera che lei conosceva e del quale probabilmente fu innamorata, anche se non corrisposta.

Dopo la morte dell’amico Juan nel 1927, María cadde in un profondo stato di depressione. Meditò di chiudersi in convento. A dissuaderla furono la sorella e i nipoti che si trasferirono a Parigi, dove nel frattempo era ritornata. Ciò compromise la già instabile situazione economica della donna, il cui talento era riconosciuto da molti ma i cui quadri si vendevano meno di quelli dei colleghi maschi.

María morì nel 1932 a soli 51 anni per le conseguenze della tubercolosi. La sua famiglia ritirò dal mercato tutte le sue opere e per questa ragione il suo lavoro rimase per anni nascosto agli occhi della critica d’arte.

Lo scrittore Federico Garcia Lorca volle celebrarla all’Ateneo di Madrid nel 1932, a pochi mesi dalla morte, in un discorso commovente:
“(…) La lotta di Maria Blanchard fu dura, aspra, nodosa, come un ramo di quercia, eppure non mostrò mai risentimento, ma al contrario, fu sempre dolce, pia e vergine. (…) Strega e fata, sei stata un esempio rispettabile di lacrime e chiarezza spirituale. (…) Ti ho sempre chiamato “gobba” e non ho detto nulla dei tuoi occhi belli e pieni di lacrime, con lo stesso ritmo con cui il mercurio sale attraverso il termometro, né ho parlato delle tue mani magistrali. (…) Gli uomini capiscono poco le cose e io ti dico, María Blanchard, come amico della tua ombra, che hai i capelli più belli che siano mai stati visti in Spagna.”

Se guardate bene gli occhi de La comulgante li scoprirete pieni di lacrime. Sono gli stessi occhi di cui ci parla Federico Garcia Lorca. Chissà se sarebbe cambiato qualcosa per María se queste parole fossero giunte alle sue orecchie prima che i suoi occhi si chiudessero per sempre. Chissà se può servirci a qualcosa questa storia, se può aiutarci a vedere per tempo le lacrime, a prevenirle e ad accogliere la diversità con maggiore sensibilità.

Laboratorio

Qui sotto trovate l’ottava scheda del colouring book “Quelle come me“, stampabile su un foglio A4.

Nell’immagine a sinistra potete vedere un ritratto fotografico di María.

Nell’immagine a destra è stato riprodotto un particolare de La comulgante. 

Ora che conoscete la storia di questa donna, potete divertirvi a colorare questi due disegni e fare una piccola galleria d’arte in classe dedicata a “Quelle come me”, o una doppia pagina nel vostro Diario Visivo. Vi consiglio di provare a fare come la pittrice e arricchire il vostro disegno con particolari a collage.

Ancora una volta col nostro lavoro possiamo contribuire a dare visibilità alla parte femminile del mondo dell’arte. Cerchiamo sempre di favorire in classe la diffusione di una storia dell’arte fondata su una vera parità di genere. Buon lavoro!

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